Chiesa San Giovanni

San Giovanni Battista fu l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e primo Apostolo di Gesù, perché gli rese testimonianza ancora in vita. È ricordato soprattutto per l’aver battezzato Gesù nel fiume Giordano. La Chiesa a lui intitolata è situata nella zona bassa del paese ed è la più grande e spaziosa del borgo. Le sue origini risalgono a prima del 1400, sebbene non siano documentate con certezza.
L’attuale facciata, in stile neorinascimentale, è ottocentesca e delineata da stucchi bianchi. Il portone presenta battenti lignei scolpiti con riquadri decorati da fiori stilizzati, risalenti probabilmente alla seconda metà del 1500. L’antico portale romanico, datato 1537 e scolpito da Ferrante da Cerreto Sannita, è oggi conservato all’interno della chiesa e
incornicia il fonte battesimale. Il tetto della chiesa ha la particolarità di avere forma rettangolare osservandolo
dall’esterno, invece dall’interno presenta una cupola cieca. Come la maggior parte delle chiese, ha un campanile laterale a pianta quadrata, realizzato con pietre di spoglio, che risale probabilmente al Cinquecento, ma ricostruito nel 1811. È plausibile che la struttura attuale ricalchi quella descritta già alla fine del secolo 1500 e
rimaneggiata nel 1659, anno in cui il Vescovo attestò l’inagibilità per lavori in
corso. Secondo alcune ipotesi, l’orientamento originario della chiesa corrispondeva a quello dell’attuale transetto. La chiesa si distingue per la sua struttura unica nel Sannio, composta da cinque navate. La navata principale è articolata da arcate trasversali in tre campate coperte a vela e a pianta quadrata. Le cappelle che si trovano ai lati dell’altare maggiore, hanno volta a botte
con l’asse perpendicolare alle tre navate laterali. Il fonte battesimale, risalente al 1494, è collocato all’interno della chiesa nello spazio che
ospita l’antico portale in pietra. È di stile arcaico, presenta decorazioni scolpite raffiguranti un agnello e un ferro di cavallo; fu commissionato dall’arciprete Bernardo Petrucci in onore di Dio e di San Martino.
Gli elementi decorativi interni, come gli stucchi delle pareti e delle volte, sono
ottocenteschi e richiamano lo stile Neorinascimentale, mentre gli altari, dieci in totale, hanno prevalentemente un’impronta neoclassica.
Il vecchio altare maggiore è in marmi policromi. Il dossale, probabilmente seicentesco, ospita una grande tela raffigurante il Battesimo di Gesù, riportante la scritta “Chiedi chi il
feo? Raffael La Porta spese, Perillo il volle, e il direttore vano, Severino pittore all’opra intese. AD 1837” e nella parte superiore, racchiuso tra riccioli dorati, spicca la figura del Padre Eterno. Davanti vi è un altare di recente fattura e, accanto, il piedistallo che viene utilizzato come appoggio delle statue esposte nei giorni delle feste a loro dedicate. Nella navata di destra, subito dopo il fonte battesimale, il primo altare presenta un quadro
della Madonna di Montevergine che sormonta una statua in posizione coricata di Sant’Innocenzo. Segue l’altare della Madonna Addolorata. Subito dopo un altare in stile
barocco con la statua di Sant’Antonio esposto in una nicchia che presenta lateralmente una coppia di colonne in stile corinzio disposte simmetricamente, alla cui sommità sono presenti dei puttini; nella lunetta superiore un affresco riportante i simboli del Santo. Al termine della stessa navata, vi è una piccola nicchia di recente fattura che conserva “un
prezioso reliquiario d’argento cesellato del secolo decimoquarto, conservato in una custodia di cuoio finemente rabescata. Vi è racchiusa una spina della corona del Salvatore,
donata al santuario rurale di S. Maria del Castagneto da un crociato. La Chiesa di Santa Maria del Castagneto, non essendo parrocchia, la donò successivamente alla chiesa di S.
Giovanni.” Accanto a tale nicchia, c’è una piccola cappella chiusa da una balaustra nella quale spicca la statua del Sacro cuore di Gesù. Nella navata di sinistra, invece, il primo altare che si incontra, prevalentemente in marmo
rosso, è sormontato da una struttura in stucco che racchiude in una nicchia la statua di San Giovanni Battista al quale è dedicata la Chiesa. Il secondo, di epoca più moderna e di marmo policromo, è sormontato da una pala di cemento che racchiude la statua di San
Francesco di Paola. Più antico rispetto al precedente è l’altare che segue, dedicato a Santa Lucia. La parte marmorea dell’ultimo altare settecentesco è uguale a quella dell’altare di Sant’Antonio, situato di fronte. Anch’esso è attorniato da elementi decorativi in stucco bianco e ospita la statua dell’Immacolata Concezione. Anche alla fine di questa navata, si apre una cappella chiusa da balaustra; essa è dedicata al Santissimo Sacramento. Il dipinto sul lato sinistro di detta cappella, risalente alla metà
del secolo XIX e di dimensioni di m. 1,25 x 2, rappresenta il Cristo con i suoi discepoli Andrea e Giovanni. Un altro dipinto, che sormonta il Tabernacolo, intitolato “Ultima cena” è racchiuso in una cornice di epoca neorinascimentale, ed è stato realizzato ad opera di Elena Viga nel 1897.
Durante la Settimana Santa, nella Cappella del Santissimo viene allestito il Sepolcro di Gesù, adornato con piantine di cereali, seminate all’inizio della Quaresima, fatte crescere al buio per mantenerle di colore chiaro. Il Giovedì Santo vengono benedette e restano in
chiesa fino al Sabato Santo. In passato, nel momento in cui il sepolcro veniva smontato, con i germogli venivano fatti dei mazzettini che, essiccati, venivano lanciati fuori durante i violenti temporali, accompagnati dal segno di croce e una preghiera. La chiesa di San Giovanni, benché antica, era incompleta, forse per i rifacimenti che si sono succeduti. I recenti restauri, con la costruzione di quasi tutti gli altari che si trovano nella navata sinistra sono dovuti all’opera infaticabile dell’arciprete Annibale Venditto.
Sul portone d’ingresso ancora è presente una cantoria in legno, ormai in disuso. Così come le altre chiese del paese, anche San Giovanni aveva la funzione di fossa comune durante i periodi di epidemia, ma qui i defunti venivano solo registrati e vi
rimanevano per un breve periodo, in attesa di essere posti nelle chiese che avevano la funzione di fossa comune vera e propria, come San Pietro e Paolo, il Calvario e la Madonna delle Grazie.
Le messe sono celebrate nel giorno di festa del Santo a cui è intitolata, la domenica, il giorno dell’Immacolata Concezione, Sant’Antonio, e in particolare è da qui che parte la Processione della Spina Santa e, ad anni alterni quella del Corpus Domini. Si celebra, inoltre, tutti i giorni nella settimana delle Quarant’ore, prima delle Ceneri.
Bibliografia:
1. Emma Giardina Cassella, Cusano Mutri, Gozzi 1984
2. Cipolletta Arduino, Cusano Mutri nella sua storia e nelle sue bellezze
3. Di Biase Giulia, Contributo tecnico
4. Scuola elementare di Santa Maria del Castagneto, Io e i miei nonni, a.s.1995/96
Team di progetto “Qusano Rivelata”:
Franco Lucia, Franco Laura, Gallinella Angela, Iamartino Antonella, volontari di Servizio Civile Universale progetti
“Biblioteca per tutti 2024” e “MediaLab 2024”.
